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Sinis, la mezzaluna della civiltà sarda

Nel Golfo di Oristano, tra Arborea e il Sinis, a pochi chilometri da Torre dei Corsari, si estende un’area con testimonianze storiche straordinarie.

Sembra esserci qualcosa di magico in questo pezzo di Sardegna. Sarà un caso o il frutto di un preciso disegno, ma la Storia pare aver voluto regalare a quest’angolo dell’antica Ichnusa (così la chiamavano i greci) un’importanza straordinaria. Impossibile raccontare l’Isola, senza descrivere quella che si può definire una delle “culle” della sua civiltà. Siamo nella costa centro-occidentale, in una mezzaluna che si estende da Arborea a sud e si chiude più a nord, nella penisola del Sinis, nel territorio di Cabras. Un’area che comprende quasi tutto il golfo di Oristano e che ha un’incredibile concentrazione di siti archeologici.

Tharros e la penisola del Sinis

Quando si cammina nel sentiero che divide in due San Giovanni, l’estrema propaggine meridionale della penisola del Sinis, non si può non farsi coinvolgere dalle suggestioni che questo piccolo e meraviglioso lembo di terra evoca. Un luogo che ha conservato intatta la sua bellezza e che non deve essere molto diverso da quello che era quando i primi uomini iniziarono a stabilirsi. Salta subito all’occhio la grande ricchezza archeologica di quest’area, nonostante la ridotta estensione: nella parte più a nord c’è il villaggio nuragico di Muru Mannu, mentre a sud troviamo le rovine di altri due nuraghi.

Sinis, la mezzaluna della civiltà sarda

Sinis, la mezzaluna della civiltà sarda

A renderla una delle più importanti aree archeologiche della Sardegna e dell’intero bacino del Mediterraneo è la presenza delle rovine dell’antica città di Tharros. La nascita di questo insediamento non è ancora chiara e appassiona visitatori e studiosi. La sua origine è considerata fenicio-punica, anche se di recente altre teorie riconducono la sua genesi ad un periodo antecedente. Alcuni studiosi, infatti, ipotizzano la presenza nel sito di un insediamento nuragico esistente già nell’età del bronzo. Camminare sulle strade che si snodano tra le sue rovine, significa fare un vero e proprio salto indietro nel tempo. Le testimonianze del periodo fenicio-punico riguardano soprattutto l’aspetto funerario e votivo: due necropoli e un tophet, il tipico santuario della cultura cartaginese. Ma la maggior parte dei resti che la città ha conservato e ha portato fino ai nostri giorni, appartengono alla dominazione romana. Ecco dunque le terme, il castellum aquae (un serbatoio di distribuzione dell’acquedotto della città) ed il cardo maximus, la maggiore arteria cittadina. La città fu abitata fino alla metà dell’XI° sec d.C., ma poi venne abbandonata perché troppo esposta alle scorribande dei sareceni. Il suo declino fece la fortuna di “Aristiane”, l’attuale Oristano.

I giganti di “Mont’e Prama”

Il Sinis non è solo Tharros. In quest’area c’è stato un altro straordinario ritrovamento che conferma la sua importanza e che lo ha definitivamente consacrato come territorio chiave per capire e ricomporre il mosaico della storia della civiltà sarda. Non lontano dall’antica città fenicia, nell’entroterra di Cabras, in un sito chiamato dagli abitanti del luogo “Mont’e Prama” (“monte delle palme” in sardo) nel 1974 sono stati ritrovati alcuni pezzi di statue in arenaria che si capì subito essere molto grandi. Nelle campagne di scavo successive vennero rinvenuti oltre 5000 frammenti tra cui 15 teste, 27 busti e 176 frammenti di braccia. Una scoperta straordinaria, non solo per la sua portata “numerica”, ma anche per i suoi significati storici. Queste statue, ribattezzate “Giganti di Mont’e Prama” per via delle loro dimensioni e la struttura possente, rappresentano la prima testimonianza di cultura statuaria della civiltà nuragica.

I giganti di “Mont’e Prama”

I giganti di “Mont’e Prama”

Le sculture riprendono le figure già rappresentate nei bronzetti realizzati dagli antichi sardi: gli arcieri, che oltre l’arco hanno un braccio protetto da una guaina e da un guanto; i guerrieri che impugnano uno scudo circolare finemente decorato e, infine, i pugilatori, con un guanto armato e uno scudo protettivo sopra la testa. Tutte le statue hanno naso e sopracciglia marcati e dei grandi occhi composti da due cerchi concentrici, quasi a voler esprimere, forse, potenza e magia. La loro scoperta è molto importante anche per quanto riguarda la datazione: gli storici le collocano nel IX secolo a.C. o addirittura nell’ XI secolo a.C., ipotesi che potrebbe farne fra le più antiche statue a tutto tondo del bacino Mediterraneo, in quanto antecedenti ai “kouroi” della Grecia antica. Attualmente i 38 giganti ricomposti sono esposti nel museo Archeologico nazionale di Cagliari e nel museo Civico di Cabras.

Oristano, un’antica capitale

Se il Sinis rappresenta un luogo imprescindibile per capire e ricostruire la storia antica della Sardegna, Oristano è fondamentale per scoprire cosa sia stata l’Isola nel Medioevo. Il massimo splendore di questa città è riconducibile al periodo giudicale sardo, quando la Sardegna era divisa in quattro regni indipendenti: il giudicato di Torres, il giudicato di Cagliari, il giudicato di Gallura e il giudicato d’Arborea, di cui Oristano era l’antica capitale.

Torre di Mariano II

Torre di Mariano II

E non è un caso che alcune tra le attrazioni più caratteristiche della città siano legate proprio a questa fase della storia isolana. Una di queste è la Torre di Mariano, costruita nel 1291 e alta 19 metri, edificata da Mariano IV, “giudice” (così venivano chiamati i sovrani dei regni sardi) dell’epoca. Una delle piazze più belle della città è dedicata, invece, ad Eleonora d’Arborea, regina del giudicato dal 1383 al 1404. Nella piazza è presente anche una statua della “giudicessa” eretta nel 1881. Una sovrana entrata nella storia soprattutto per aver aggiornato in senso più moderno la “Carta de Logu”, una raccolta di leggi scritte in sardo volgare, considerata uno dei codici più moderni dell’epoca. E’ ricordata anche per essere quasi riuscita a realizzare il progetto di suo padre Mariano IV di unificare la Sardegna in un unico regno sotto il giudicato d’Arborea.

Come arrivare a Tharros

Sinis, la mezzaluna della civiltà sarda

Sinis, la mezzaluna della civiltà sarda